Cittadini non comunitari in Emilia-Romagna: crollo degli ingressi nel primo anno di pandemia
Nel 2020 sono stati rilasciati in Italia circa 106.500 nuovi permessi di soggiorno a cittadini non comunitari, quasi il 40% in meno rispetto a quelli emessi nel 2019. Si tratta del numero più basso di nuovi ingressi degli ultimi dieci anni. Da un lato tale riduzione è dovuta alla limitazione degli spostamenti causata dall'emergenza sanitaria da Covid-19; dall'altro si deve aggiungere che la pandemia ha comportato anche un ritardo nella lavorazione delle pratiche che potrebbe aver contribuito al basso numero di permessi concessi.
Tale contrazione si innesta comunque su un andamento di riduzione dei nuovi permessi erogati che si nota già da due anni: -26,8% tra il 2018 e il 2019, -7,9% tra 2017 e 2018.
In questo contesto, anche in Emilia-Romagna gli ingressi di cittadini non comunitari sono crollati nell'ultimo anno, dai 15.442 del 2019 ai 9.411 del 2020 (-39,1%). La principale motivazione di ingresso in Emilia-Romagna è quella familiare, con il 65,4% degli arrivi totali. Gli ingressi per lavoro sono il 12,0%, quelli per altri motivi (tra cui studio, asilo e protezione internazionale) il 22,5%. Sono proprio questi ultimi ad avere subito la maggiore diminuzione rispetto al 2019 (dati in serie storica (652 bytes)).
La provincia emiliano-romagnola con il maggior numero di arrivi nel 2020 è quella di Modena (2.036), seguita da Bologna (1.785) e Reggio nell'Emilia (1.117). La maggior flessione rispetto all'anno precedente si è registrata nella provincia di Rimini (-64,6%).
Gli effetti della pandemia hanno di conseguenza accelerato la contrazione dei cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti sul territorio italiano. In Emilia-Romagna i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno al primo gennaio 2021 sono 383.356, contro i 404.310 al primo gennaio 2020. La diminuzione è del 5,2%, contro quella del 6,7% registrata a livello nazionale. Al primo gennaio 2021, il 35,3% dei cittadini extracomunitari in Emilia-Romagna ha cittadinanza di un Paese africano, il 33,5% di un Paese dell'Europa centro-orientale (non vengono più diffusi i dati relativi a Città del Vaticano, Islanda, Liechtenstein, Monaco, Norvegia, San Marino, Svizzera), il 26,3% di uno Stato asiatico, il 4,8% di un Paese del continente americano (residuale il numero di cittadini con cittadinanza di uno Stato dell'Oceania e gli Apolidi).
Le femmine presenti sono prevalentemente originarie dell'Europa centro-orientale, i maschi del continente africano (dati per sesso e area di cittadinanza (896 bytes)).
Oltre i due terzi dei cittadini non comunitari regolarmente presenti sul territorio emiliano-romagnolo sono in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo.
La flessione dei cittadini extracomunitari regolarmente presenti è conseguenza anche del crescente numero di persone che acquisiscono la cittadinanza italiana.
A livello nazionale, nel corso del 2020 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza sono quasi 132 mila (+4% rispetto al 2019); il 90% circa (poco meno di 119 mila) erano precedentemente cittadini non comunitari. Dal punto di vista territoriale, questi “nuovi cittadini italiani” sono fortemente concentrati in cinque regioni del Centro-Nord: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana da sole ne ospitano oltre sette su dieci.
In Emilia-Romagna si contano, nel 2020, 14.568 acquisizioni di cittadinanza, di cui 13.565 ottenute da cittadini prima non comunitari (93,1%). I cittadini non comunitari divenuti italiani nel 2020 sono il 21,9% in più rispetto a quelli che hanno concluso il medesimo percorso nel 2019. Oltre la metà di tali acquisizioni avviene per residenza e questa tipologia è anche quella che tra il 2019 e il 2020 aumenta maggiormente (+51,5%). Diminuiscono invece i cittadini di origine non comunitaria che nel 2020 sono diventati italiani per matrimonio (-12,1%), finendo con il rappresentare il 9,7% del totale delle nuove cittadinanze italiane in Emilia-Romagna. Sono infine 5.289 le acquisizioni di cittadinanza per altri motivi, che comprendono le acquisizioni di cittadinanza dei minori ottenute per trasmissione del diritto da parte di genitori divenuti italiani, dei neo-maggiorenni nati e residenti in Italia che scelgono di diventare italiani al compimento del diciottesimo anno di età e coloro che l'acquisiscono per ius sanguinis, ovvero in quanto figli o discendenti di cittadini italiani.
La maggior parte dei maschi ha acquisito la cittadinanza per residenza (58,4%), mentre è molto poco frequente l'acquisizione per matrimonio (2,9%), che invece assume un ruolo rilevante per le femmine (17,3%) (dati per sesso e motivo della acquisizione (1.01 KB)).
Per ulteriori approfondimenti è possibile fare riferimento al comunicato stampa Istat.