Addetti e valore aggiunto nei settori sospesi a marzo per Covid-19 in Emilia-Romagna

Gli addetti nei comparti sospesi pesano per il 45% sul complesso dei settori industria e servizi (esclusi credito, assicurazione e alcuni servizi personali). Dati Istat al 2017.

In Emilia-Romagna, quasi la metà degli addetti dei settori industria e servizi lavora in unità locali di impresa appartenenti a comparti sospesi dall’attività produttiva in base ai decreti governativi approvati a marzo 2020 per rispondere all’emergenza epidemiologica da COVID-19.

Tali risultati sono frutto di elaborazioni su dati Istat, di fonte Registro “Frame Territoriale” che include le unità locali appartenenti all’industria in senso stretto, alle costruzioni e a una parte consistente del terziario di mercato. Da tale registro sono esclusi invece l’agricoltura, la pubblica amministrazione e parti del settore dei servizi quali credito e assicurazione e alcuni servizi alla persona (comparti per i quali è autorizzata la prosecuzione delle attività).

All’interno dei settori dell’economia considerati dal Registro, la classificazione delle unità locali in “attiva” o “sospesa” deriva esclusivamente dal settore di attività (individuato dal codice Ateco) a cui appartiene. Non sono disponibili, invece, informazioni che colgano l’eventuale sospensione o chiusura dell’operatività di imprese appartenenti a settori ”attivi”, così come di unità che pur appartenendo a settori “sospesi” si avvalgono della deroga al divieto.

Le informazioni Istat si riferiscono al 2017, ma trattandosi di dati strutturali delle realtà geografiche sono comunque indicativi per una analisi territoriale.

Definito l’ambito di riferimento, gli addetti che operano in sedi produttive appartenenti ai settori non autorizzati a proseguire l’attività sono oltre 707 mila su quasi un milione 554 mila addetti che lavorano nel complesso dei settori considerati nel Registro Istat: in percentuale i settori fermi pesano quindi per il 45,1% in termini di addetti.

La situazione a livello territoriale è molto variegata e riflette le diverse specializzazioni produttive locali delle aree della regione Emilia-Romagna.

Di conseguenza, un’area vocata all’agroalimentare come quella del parmense ha meno unità produttive chiuse rispetto ai distretti della ceramica o della meccanica delle province di Reggio nell’Emilia e Modena. L’industria alimentare è sviluppata anche in alcune zone del ravennate e nella collina della provincia di Forlì-Cesena.

Anche la produzione di articoli farmaceutici consente ad alcune zone a cavallo delle province di Parma e Piacenza di tenere elevati i livelli di apertura, così come in specifiche aree della pianura bolognese e della Valmarecchia.

Alcuni comparti autorizzati dell’industria elettronica e medicale sono molto presenti in comuni del modenese al confine con la Lombardia.

La specializzazione nel tessile, invece, costringe alla chiusura quote importanti del tessuto produttivo nel basso modenese, in alcune zone della Romagna tra cui quella verso il confine con le Marche.

Le costruzioni, altro settore fermo, rivestono un ruolo importante nelle zone di montagna del reggiano e del modenese.

I grandi centri urbani capoluoghi di provincia hanno in generale quote inferiori alla media di addetti ai settori “sospesi”, probabilmente per via della loro plurispecializzazione produttiva.

Per news lockdown UL marzo 2020

I dati sul valore aggiunto prodotto dalle unità locali dei settori sospesi sono molto simili a quelli descritti per gli addetti, sia per incidenza (45,5%, quasi 36 mila milioni di euro su 79 mila milioni annuali), che per distribuzione territoriale. In termini di fatturato i settori sospesi valgono il 44,8%.

 Per news lockdown UL marzo 2020

In Italia i settori sospesi occupano il 44,3% degli addetti, ovvero una quota inferiore rispetto a quella dell’Emilia-Romagna. In termini di valore aggiunto a livello nazionale i settori chiusi producono il 40,8% del valore aggiunto nell’arco dell’anno. Questo vuole dire che in Emilia-Romagna le unità locali di imprese nei settori chiusi sono in grado di produrre in proporzione più valore rispetto a quelle dei medesimi settori a livello nazionale.

Per news lockdown UL marzo 2020

Per ulteriori approfondimenti metodologici, sui settori inclusi nel Registro Istat Frame, sui settori considerati attivi o sospesi e sui risultati nazionali è possibile fare riferimento al comunicato Istat.

Altri contenuti sui dati Istat a cura di Prometeia.

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