7° Censimento generale dell'agricoltura: primo rapporto Emilia-Romagna

Nel 2020 ulteriore diminuzione delle aziende agricole, ma sempre più grandi e strutturate.

I dati del 7° Censimento dell'agricoltura Istat, riferiti all'annata agraria 2019-2020, forniscono un quadro informativo statistico sulla struttura del sistema agricolo e zootecnico a livello nazionale, regionale e locale. La comparabilità a livello europeo li rende inoltre indispensabili per il monitoraggio delle politiche agricole e di sviluppo rurale dell'Unione Europea.

I risultati del 2020 confermano, e per certi aspetti approfondiscono, le trasformazioni già in atto nel decennio precedente, evidenziando il cambiamento profondo della struttura e delle tipologie delle aziende agricole emiliano-romagnole e nazionali iniziato nei primi anni 2000. A questi fenomeni è dedicato il primo volume sul Censimento (pdf3.44 MB) curato dalla Regione Emilia-Romagna, nato dalla sinergia tra Direzione generale agricoltura, caccia e pesca e Ufficio di Statistica.

Le caratteristiche delle aziende agricole e la superficie agricola

In Emilia-Romagna, negli ultimi 40 anni, la riduzione del numero di aziende agricole è andata accentuandosi. Nel 2020 le aziende sono 53.753, poco meno di un terzo delle oltre 170 mila del 1982. Parallelamente si è persa anche superficie agricola, sia totale che utilizzata (SAT e SAU): sempre rispetto al 1982, la prima è diminuita del 25%, la seconda del 19%. Ma, diversamente dalla contrazione numerica delle aziende, la perdita di superficie agricola è andata progressivamente attenuandosi (tavola Andamento delle aziende agricole e della superficie agricola. Emilia-Romagna - Anni 1982-2020 (csv597 bytes)).

Grafico: Andamento delle aziende agricole e della superficie agricola totale (SAT) e utilizzata (SAU). Emilia-Romagna - Anni 1982, 1990, 2000, 2010 e 2020 (Numeri indici 1982=100; valori assoluti e ettari 2020). I dati rappresentati nel grafico sono tutti riportati nella tabella allegata in foglio elettronico. Nel testo della news è descritto l'andamento generale del fenomeno.

La conseguenza è un forte aumento delle dimensioni medie aziendali, che nel 2020 raggiungono 19,4 ettari di SAU e 24,7 ettari di SAT, più che raddoppiate rispetto a quelle del 1982 (rispettivamente 7,5 ettari e 10,3 ettari) (tavola Superficie Agricola Utilizzata (SAU) per classi di SAU delle aziende. Emilia-Romagna - Anni 1982-2020 (csv529 bytes)).

Tale fenomeno di concentrazione ha come riflesso una maggiore strutturazione delle aziende agricole dal punto di vista della forma giuridica. La rilevanza delle aziende individuali o familiari si è infatti ridotta a vantaggio delle società di persone e di capitali. Nel 2020 quella delle aziende individuali o familiari rimane comunque la forma giuridica prevalente (83% del totale).

Grafico: Superficie Agricola Utilizzata (SAU) per classi di SAU delle aziende. Emilia-Romagna - Anni 1982, 1990, 2000, 2010 e 2020 (composizioni percentuali). I dati rappresentati nel grafico sono tutti riportati nella tabella allegata in foglio elettronico. Nel testo della news è descritto l'andamento generale del fenomeno.

Il titolo di possesso dei terreni rappresenta un altro fattore di rilievo che descrive la profonda ristrutturazione delle aziende agricole cui stiamo assistendo. Nel 2020 emerge infatti un maggior ricorso all'affitto, aspetto determinante per l'aumento delle dimensioni medie aziendali. Le ragioni sono riconducibili alla minore importanza attribuita alla proprietà della terra, ma anche alle difficoltà di accedere a un mercato fondiario con elevate quotazioni. In Emilia-Romagna le aziende con terreni solo in proprietà sono nel 2020 il 52% del totale, in diminuzione rispetto al 2010 e all'inizio del secolo, quando erano rispettivamente il 65% e il 75%.

La struttura occupazionale dell'agricoltura

Anche la struttura occupazionale dell'agricoltura ha subito trasformazioni significative nell'ultimo decennio, comunque già avviate all'inizio degli anni 2000. La manodopera familiare agricola si è ridotta in misura consistente, pur rimanendo prevalente, mentre quella non familiare è notevolmente aumentata, caratterizzandosi sempre più per una maggiore precarietà e un'ampia presenza di lavoratori stranieri.

Nel 2020, nelle aziende agricole dell'Emilia-Romagna lavorano circa 174 mila persone, per un totale di 16,5 milioni di giornate di lavoro standard, suddivise in 10,7 milioni di lavoro familiare, 65%, e 5,8 milioni di non familiare, 35%; nel 2010 la distribuzione era rispettivamente 79% e 21%. Le caratteristiche di precarietà del lavoro non familiare si evidenziano considerando le giornate prestate in forma saltuaria, che nel 2020 superano i 3 milioni, con un notevole aumento rispetto al 2010 (+80%). Il lavoro saltuario, fornito stagionalmente o per limitate singole fasi produttive, ora supera quello in forma continuativa, che si ferma 2,6 milioni di giornate, con un aumento del 18% rispetto al 2010.

La presenza di lavoratori stranieri si collega alle numerose produzioni ortofrutticole e al comparto zootecnico emiliano-romagnoli. Nel 2020 i lavoratori stranieri impiegati rappresentano quasi la metà della manodopera non familiare. La loro forma prevalente di impiego è quella saltuaria.

Le caratteristiche del capo azienda

In un contesto di evoluzione del sistema agricolo, un aspetto che invece rimane sostanzialmente cristallizzato è quello dell'età del conduttore, tema rilevante in ottica di rinnovamento generazionale per lo sviluppo futuro dell'agricoltura. Anzi, anche il 2020 evidenzia la persistenza del progressivo invecchiamento dei conduttori nella gestione delle aziende agricole. I capo azienda con più di 60 anni sono il 60% del totale, percentuale in aumento rispetto al 2010 (55%); diminuisce invece la quota di quelli con meno di 44 anni. I conduttori sotto ai 41 anni, convenzionalmente considerati "giovani agricoltori", sono solo l'8% del totale.

Oltre all'età, un elemento sempre più determinante nella gestione delle aziende agricole è il grado di istruzione del conduttore, poiché influisce sulla capacità di introdurre innovazioni tecnologiche e gestionali e di sviluppare relazioni con i mercati ed i consumatori. Nel corso dell'ultimo decennio si è osservato un notevole miglioramento del livello del titolo di studio. In particolare è aumentata la quota di conduttori con tutti i titoli superiori alla licenza elementare, inclusi quelli universitari.

Aumenta leggermente la quota di capo azienda donne, nel 2020 al 23%.

L'utilizzo della superficie agricola

Come anticipato, la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) delle aziende emiliano-romagnole si è ridotta rispetto al 2010 di circa 19 mila ettari (-1,8%), scendendo così a 1.045 mila ettari. Sul fenomeno ha influito principalmente la diminuzione dei prati permanenti e pascoli (-39%) e delle legnose agrarie (-9%). È invece aumentata la superficie a seminativi, del 4%, che, con oltre 863 mila ettari, rappresentano la principale forma di utilizzazione del suolo (83% della SAU). Tra i seminativi, l'80% della superficie è più o meno equamente suddivisa tra foraggere avvicendate e cereali. Le prime sono in aumento rispetto al 2010, i secondi in diminuzione (tavola Composizione colturale della Superficie Agricola Utilizzata. Emilia-Romagna e Italia - Anno 2020 (csv497 bytes)).

Grafico: Composizione della Superficie Agricola Utilizzata. Emilia-Romagna e Italia - Anno 2020 (composizioni percentuali). I dati rappresentati nel grafico sono tutti riportati nella tabella allegata in foglio elettronico. Nel testo della news è descritto l'andamento generale del fenomeno.


Gli allevamenti

Gli allevamenti costituiscono una parte determinante della realtà dell'agricoltura emiliano-romagnola, contribuendo a circa la metà della Produzione Lorda Vendibile. In Emilia-Romagna, le aziende agricole con capi di bestiame al primo dicembre 2020 sono 10.484, quasi un quinto delle aziende attive (hanno dichiarato di allevare, alla data del primo dicembre 2020 almeno una delle seguenti tipologie di bestiame: bovini, bufalini, equini, ovini, caprini, suini, conigli, struzzi, avicoli, alveari o altri tipi di allevamenti).

A partire dal 1982, nel corso dei decenni, la riduzione delle aziende zootecniche emiliano-romagnole è stata considerevole ma, allo stesso tempo, ha comportato un notevole aumento delle dimensioni medie degli allevamenti. Per esempio, negli ultimi quarant'anni gli allevamenti bovini sono diminuiti in misura consistente sia nel numero delle aziende (-88%) sia nei capi allevati, passando dagli oltre un milione nel 1982 a meno di 582 mila nel 2020 (-45%). Analogamente, sempre dal 1982, gli allevamenti di suini sono diminuiti del 96%, e i capi si sono più che dimezzati. Gli allevamenti avicoli non sono stati invece interessati dal forte ridimensionamento verificatosi nella zootecnia bovina e suinicola. Nel corso dei decenni le aziende con allevamenti suinicoli e bovini hanno dovuto adeguarsi alle mutevoli condizioni del mercato e agli obblighi normativi volti a limitare l'impatto ambientale delle attività zootecniche, sostenendo i relativi costi.

Caratterizzazione dell'agricoltura emiliano-romagnola

Le aziende agricole emiliano-romagnole rappresentano il 4,7% delle aziende agricole nazionali. La SAU l'8,3%, dietro solamente a Sicilia, Puglia e Sardegna. Sia le aziende che la SAU presentano una diminuzione inferiore rispetto alla media nazionale. La dimensione media delle aziende emiliano-romagnole è tra le più elevate in Italia, dopo Sardegna, Valle d'Aosta e Lombardia.

L'Emilia-Romagna si distingue a livello nazionale per un'alta incidenza delle forme giuridiche più strutturate (società di persone e di capitali), seconda solo alla Lombardia, e per la quota di cooperative agricole, dietro a Sicilia e Valle d'Aosta.

In generale, il capo azienda emiliano-romagnolo ha un'età più elevata: una minore presenza di conduttori sotto i 41 anni si rileva solo in Puglia e in Abruzzo. Ha tuttavia un maggior livello del titolo di studio, soprattutto per incidenza dei diplomi o lauree a indirizzo agrario (dietro solo a Trentino-Alto Adige e Lombardia). In Emilia-Romagna, la presenza relativa di donne a capo dell'azienda è nettamente inferiore alla media italiana, davanti solo a Lombardia e Trentino-Alto Adige.

L'Emilia-Romagna si posiziona al primo posto tra le regioni italiane sia per gli ettari a seminativi sia per la percentuale di SAU a seminativi (è prima per le foraggere avvicendate sia in termini assoluti che relativi, mentre per i cereali è quarta in termini assoluti, dopo Lombardia, Puglia e Piemonte e ottava in termini di incidenza sulla SAU). L'Emilia-Romagna è la prima regione italiana per superficie coltivata a frutta fresca, poco meno di 50 mila ettari, il 23% del totale nazionale. In particolare è leader per pere, nettarine, albicocche, susine, seconda per ciliegie e actinidia. È inoltre quinta per la vite.

Rispetto al totale nazionale, in Emilia-Romagna sono stati allevati il 18% degli avicoli (seconda regione dopo il Veneto), il 12% dei suini (terza), il 10% dei bovini (quarta).

Ulteriori approfondimenti, anche su altri temi come le attività connesse delle aziende agricole, l'irrigazione, le innovazioni e l'informatizzazione, sono disponibili sul Rapporto 7° Censimento generale dell'agricoltura: la struttura delle aziende agricole in Emilia-Romagna (pdf3.44 MB), curato da Alice Davoli e Annalisa Laghi (Regione Emilia-Romagna), Roberto Fanfani e Francesco Pecci.

Questo è il primo di tre volumi previsti e riporta i risultati diffusi da Istat fra giugno e settembre 2022. I dati si riferiscono alla classificazione delle aziende in base alla localizzazione del centro aziendale, o della sede legale, e sono disponibili fino al livello territoriale di regione o provincia autonoma. La prossima pubblicazione sarà dedicata ai dati territoriali, ovvero quelli riferiti alla effettiva localizzazione dei terreni agricoli e degli allevamenti. Il terzo volume tratterà specifiche tematiche di interesse, come l'imprenditoria femminile, i giovani agricoltori, l'agricoltura nelle zone montane, il biologico e altre aree di analisi.
La definizione del quadro dell'agricoltura emiliano-romagnola è arricchita dall'annuale Rapporto Il sistema agroalimentare dell'Emilia-Romagna, realizzato dall'Assessorato Agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna e l'Unione regionale delle Camere di Commercio dell'Emilia-Romagna.

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