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Introduzione

 L’edizione 2018 del Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, la seconda dedicata a questo tema, fornisce il quadro di riferimento aggiornato sulla pericolosità per frane e alluvioni sull’intero territorio nazionale e presenta gli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali. A cura dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)

Il Rapporto aggiorna le mappe nazionali della pericolosità da frana dei Piani di Assetto Idrogeologico – PAI e della pericolosità idraulica secondo gli Scenari del D.Lgs. 49/2010 (recepimento della Direttiva Alluvioni 2007/60/CE), realizzate dall’ISPRA mediante l’armonizzazione e la mosaicatura delle aree perimetrate dalle Autorità di Bacino Distrettuali.

Gli indicatori di rischio rappresentano un utile strumento a supporto delle politiche di mitigazione del rischio.

Nel rapporto possiamo trovare i dati sulle aree a maggiore criticità del territorio italiano, in termini di numero di comuni e di superfici relativi alle classi di pericolosità molto elevata P4 ed elevata P3 per le frane e allo scenario a pericolosità idraulica media P2 con tempo di ritorno tra 100 e 200 anni.

Prendendo in considerazione il numero di comuni, nove Regioni (Valle D'Aosta, Liguria, Emilia- Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) hanno il 100% di comuni interessati da aree a pericolosità da frana P3 e P4 e/o idraulica P2; a queste si aggiungono la Provincia di Trento, l'Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania e la Sicilia con percentuali maggiori del 90%.

Considerando, invece, la superficie complessiva classificata a pericolosità da frana P3 e P4 e/o idraulica P2, espressa in percentuale rispetto al territorio regionale, la Valle d’Aosta e l'Emilia- Romagna presentano valori maggiori del 60%, la Toscana, la Campania, e la Provincia di Trento valori compresi tra il 20 e il 30% e sette regioni tra il 10 e il 20% (Molise, Abruzzo, Liguria, Lombardia, Piemonte, Marche e Friuli Venezia Giulia).

In particolare in Emilia-Romagna sono in aree in pericolosità da frana elevata o molto elevata 94.972 residenti (43.452 famiglie), 56.667 edifici, 7.459 unità di imprese in cui lavorano 20.006 addetti e 1.278 beni culturali.

Si evidenzia che in Emilia-Romagna sono in aree a pericolosità idraulica media P2, con tempo di ritorno tra 100 e 200 anni, 2.764.534 residenti (1.206.741 famiglie), 589.779 edifici, 254.612 unità locali (1.030.232 addetti) e 13.287 beni culturali.

Ultimo aggiornamento: 18-09-2024, 14:56

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