Introduzione
Nel 2022, la spesa media mensile per consumi delle famiglie residenti in Emilia-Romagna è pari a circa 2.900 euro e supera di oltre 270 euro la spesa familiare mensile rilevata mediamente in Italia. È uno dei valori più alti registrati tra le regioni italiane, dopo Trentino-Alto Adige e Lombardia. Puglia e Calabria si confermano invece le regioni dove la spesa per consumi è più contenuta, mantenendosi al di sotto dei 2.000 euro mensili. Permangono quindi ampi i divari territoriali: Nord-ovest (2.900 euro), Nord-est (2.845 euro) e Centro (2.795 euro) fanno registrare una spesa media per consumi significativamente al di sopra del livello medio nazionale, mentre l'opposto si verifica nelle Isole (2.196 euro) e nel Sud (2.118 euro). Ne consegue che le famiglie residenti nel Nord-ovest spendono in media quasi il 37% in più di quelle residenti al Sud d'Italia (tavola Spesa familiare mensile per consumi e incidenza di povertà relativa per regione con relativi intervalli di confidenza. Anno 2022 (CSV - 1.7 KB)).
Nel 2022, in Emilia-Romagna, la spesa per beni alimentari e bevande non alcoliche assorbe poco più del 16% della spesa totale (466 euro), mentre in Italia è destinata a questa voce di spesa una quota maggiore (il 18,4%, corrispondente a 482 euro).
A discostarsi maggiormente dai livelli medi nazionali è la spesa per beni e servizi non alimentari, che in Emilia-Romagna è pari a quasi 2.430 euro in media al mese, a fronte dei 2.145 euro spesi in Italia, risultando così il principale fattore del divario della spesa totale.
Rispetto al 2021, la spesa media in Emilia-Romagna è cresciuta dell'8,7% in valori correnti, lo stesso valore registrato a livello nazionale. Ma se si tiene conto della forte accelerazione dell'inflazione (nel 2022 l'indice armonizzato dei prezzi al consumo ha raggiunto proprio l'8,7%), i livelli medi della spesa in termini reali sono rimasti di fatto invariati. Questa stabilità, media, nasconde però molte differenze tra le famiglie che hanno dovuto limitare la spesa per consumi e quelle che si sono potute permettere di mantenere inalterato il proprio tenore di vita. Questo perché l'inflazione colpisce in modo differenziato le famiglie a seconda dei beni e servizi acquistati. Le famiglie “meno abbienti” (il 20% delle famiglie con i livelli di spesa per consumi più bassi) dedicano una quota superiore del proprio budget ai beni alimentari e a quelli energetici, ovvero proprio le componenti di spesa che nel 2022 hanno subito i maggiori aumenti di prezzo. Istat fa notare come, di fatto, a livello nazionale, per tali famiglie il peso dell'inflazione 2022 sia arrivato al 12,1% su base annua. Questo peso si riduce via via al crescere dei livelli di spesa, fino ad arrivare al 7,2% per le famiglie “più facoltose” (il 20% delle famiglie con livelli di spesa più elevati). Ne consegue che in Italia, in termini reali, nel 2022 rispetto all'anno precedente, la spesa è diminuita del 2,5% per le famiglie meno abbienti, mentre è aumentata dell'1,8% per le famiglie più benestanti. Quest'ultime, che spendono in media 4.700 euro al mese, hanno un livello di spesa complessiva pari a 4,9 volte quello delle famiglie più indigenti.
Parallelamente le famiglie italiane hanno posto in essere diverse strategie per far fronte al forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2022: in parte hanno dovuto intaccare le risorse accumulate negli anni di crisi pandemica, in molti casi hanno anche dovuto modificare le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare.
La spesa media per consumi delle famiglie è la quantità su cui l'Istat basa le stime ufficiali della povertà in Italia. Una famiglia è classificata come povera in termini relativi se sostiene una spesa per consumi non superiore a una soglia convenzionale, denominata linea di povertà.
Nel 2022, la linea di povertà relativa in Italia è risultata pari a 1.150 euro. In base a questo valore, si stima che vivano in condizioni di povertà relativa il 5,6% del totale delle famiglie residenti in Emilia-Romagna, contro il 10,9% stimato sull'intero territorio nazionale.
L'Emilia-Romagna è tra le regioni italiane con i più bassi livelli di incidenza di povertà relativa, dopo il Trentino-Alto Adige (3,8%), e sostanzialmente alla pari con il Lazio (5,5%). Valori significativamente inferiori o non dissimili dalla media nazionale si osservano in tutte le regioni del Nord e del Centro, mentre in quasi tutte le regioni del Mezzogiorno la povertà è sistematicamente più diffusa rispetto al complesso del Paese. La situazione più grave si presenta in Calabria, dove quasi una famiglia su tre (31,6%) vive in condizioni di povertà relativa.
Rispetto al 2021, l'incidenza della povertà relativa è invariata in Emilia-Romagna ed è sostanzialmente stabile in Italia (era pari a 11%).
Per ulteriori approfondimenti è possibile fare riferimento al Report completo Consumi e povertà in Emilia-Romagna. Anno 2022 (PDF - 467.8 KB).
Le analisi sono basate su due comunicati stampa diffusi di recente da Istat: Le spese per i consumi delle famiglie e La povertà in Italia, in cui sono riportati i dati desunti dalla Indagine sulle spese delle famiglie. L'indagine è campionaria e di tipo continuo nel mese e rileva le spese sostenute dalle famiglie residenti in Italia per l'acquisto di beni e servizi destinati al consumo.
A partire dall'edizione 2022, per recepire gli aggiornamenti stabiliti dal Regolamento europeo, l'Istat ha introdotto nella Indagine una nuova classificazione dei consumi individuali, la COICOP 2018. Ne consegue che le statistiche di spesa e povertà, stimate per il 2021 e il 2022, non sono confrontabili con le serie storiche pubblicate in precedenza dall'Istituto.
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Ultimo aggiornamento: 25-11-2024, 15:30