Rallenta l'aumento dei prezzi, ma inflazione ancora alta nei primi otto mesi del 2023
Il 2022 è stato caratterizzato da una inflazione record, con aumenti dei prezzi al consumo che non si osservavano dalla metà degli anni '80. Il picco di questa accelerazione dei prezzi fuori dall'ordinario si è avuto a ottobre 2022, con aumenti tendenziali (ovvero rispetto allo stesso mese dell'anno precedente) che hanno superato abbondantemente la doppia cifra: +12,5% in Emilia-Romagna e +11,8% in Italia.
In particolare è stata la bolletta energetica a spingere in alto i prezzi, complice anche la crisi geopolitica che si è aperta ai confini orientali dell'Unione europea.
Rispetto al 2021, nel 2022 l'impennata dei prezzi dei beni energetici è arrivata al +54,6% in Emilia-Romagna. E nel corso del 2022 l'effetto si è propagato sempre più agli altri comparti merceologici, i cui accresciuti costi di produzione si sono riverberati sulla fase finale della commercializzazione.
È così che il 2022 si è chiuso con un aumento medio annuo sul 2021 dell'8,4% in Emilia-Romagna e dell'8,1% in Italia. L'eredità lasciata dal 2022 per il 2023 è la cosiddetta inflazione acquisita, o di trascinamento. Si tratta della crescita media che si avrebbe nell'intero 2023 se i prezzi rimanessero stabili per tutto l'anno. Questa a livello nazionale è pari a +5,1%, molto più ampia di quella osservata per il 2022, quando fu solo del +1,8%.
Nei primi mesi del 2023 l'intenso fenomeno inflattivo sembra ridimensionarsi. I rincari tendenziali rimangono particolarmente decisi, ma già a gennaio scendono sotto al +10%, per poi progressivamente decrescere fino al +5,0% del mese di agosto in Emilia-Romagna. Rispetto all'Emilia-Romagna, a livello nazionale l'aumento dei prezzi è costantemente più intenso dall'inizio del 2023, fino al +5,4% di agosto (tavola Variazione mensile dell'indice dei prezzi al consumo, Emilia-Romagna e Italia, 2021-2023 (920 bytes)).
Si tratta di un livello inflazionistico comunque molto alto se confrontato con quello osservato fino al 2021, ma che considerando l'andamento del 2022 assume un altro significato. I prezzi infatti continuano tuttora ad aumentare, ma con un ritmo via via meno intenso.
Il rallentamento dell'inflazione degli ultimi mesi si deve ancora una volta prevalentemente ai beni energetici, i cui prezzi sono andati stabilizzandosi, grazie alla diminuzione di prezzi della componente regolamentata. Analizzando l'andamento delle divisioni di spesa, si osserva che da giugno 2023 la componente Abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili non è più quella con i rincari maggiori, dopo molti mesi di "primato". Dall'inizio dell'estate sono infatti i Prodotti alimentari e le bevande analcoliche a trainare l'aumento dei prezzi (+9,4% in Emilia-Romagna ad agosto 2023 su agosto 2022), insieme, da agosto, ai Servizi ricettivi e di ristorazione (+6,2%) (tavola Variazione mensile dell'indice dei prezzi al consumo per divisione di spesa, Emilia-Romagna e Italia, agosto 2023 (700 bytes)).
Diminuisce anche l'inflazione di fondo, quella calcolata al netto dei beni con i prezzi ritenuti più volatili, ovvero energetici e alimentari freschi. In Emilia-Romagna, ad agosto, scende al +4,3%, mantenendosi su livelli più bassi rispetto a quelli nazionali (+4,8%).
L'inflazione rilevata ad agosto 2023 posiziona l'Emilia-Romagna tra le regioni con l'aumento di prezzi minore. Il Nord-ovest è l'area dove si registrano i rincari maggiori. A livello locale, solo la provincia di Ravenna mostra una tendenza inflazionistica superiore alla media italiana.
Un nuovo progetto sperimentale Istat: gli indici spaziali dei prezzi al consumo
Istat ha pubblicato i primi risultati di un progetto sperimentale volto a fornire una stima degli indici spaziali dei prezzi al consumo a livello regionale (Indici spaziali regionali o Parità regionali del Potere d'Acquisto), ovvero una misura sintetica del differenziale relativo dei prezzi esistente tra una regione e l'altra. Tali indici misurano le differenze nel livello medio dei prezzi di un paniere di prodotti tra diverse aree geografiche. Offrono quindi un ulteriore elemento in grado di contribuire anche alla lettura delle diseguaglianze e delle condizioni di vita delle famiglie nei diversi territori, dovute alle differenze nel potere d'acquisto che le caratterizza. In questa prima pubblicazione sono stati diffusi i risultati relativi alle prime tre divisioni di spesa: Prodotti alimentari e bevande analcoliche, Bevande alcoliche e tabacchi, Abbigliamento e calzature.
I dati sono riferiti al 2021, quindi antecedenti all'esplosione dei prezzi che ha contraddistinto il 2022. Si tratta comunque di una base rilevante, che definisce il livello dei prezzi sostenuti dalle famiglie prima della corsa dell'inflazione e che permetterà di capire se il fenomeno inflattivo ha cambiato i rapporti tra i territori nella logica della tenuta del potere di acquisto.
Il prezzo del paniere di riferimento è fissato a 100 per la media dell'intero Paese. Quando l'indice del livello dei prezzi di una regione è maggiore di 100 vuol dire che quella regione è relativamente più costosa rispetto alla media italiana. Se l'indice del livello dei prezzi di una regione è maggiore di quello di un'altra regione significa che quella regione è relativamente più costosa dell'altra per le merceologie considerate.
Dall'indice aggregato per le sole tre divisioni di spesa oggetto della sperimentazione, emerge come nel 2021 l'Emilia-Romagna sia stata la quarta regione per cui il costo della vita era più alto. Il valore 103,8 pone infatti l'Emilia-Romagna alle spalle di Alto Adige (105,3), Lombardia e Liguria nella classifica dei territori più costosi. Con valori dell'indice sotto 100 (media nazionale) troviamo solo regioni del Centro e del Mezzogiorno. La Campania risulta la regione con i prezzi più bassi (sempre per le divisioni Prodotti alimentari e bevande analcoliche, Bevande alcoliche e tabacchi, Abbigliamento e calzature) (tavola Indice spaziale dei prezzi al consumo aggregato per le prime tre divisioni di spesa per regione - Anno 2021 (631 bytes)).
Ulteriori approfondimenti sono presenti sul Rapporto Indice dei prezzi al consumo in Emilia-Romagna e in Italia. Aggiornamento ad agosto 2023 (1.2 MB).
Per un quadro complessivo dell'andamento dei prezzi, sempre aggiornato all'ultima mensilità disponibile, è possibile fare riferimento alla visualizzazione grafica dedicata.
Altri contenuti utili
- Il sistema dei prezzi al consumo - Istat
- Indici dei prezzi al consumo, aspetti generali e metodologia di rilevazione - Istat
- Il nuovo paniere dei prezzi 2023 - Istat
- Prezzi al consumo, agosto 2023 - Comunicato stampa Istat
- Indici spaziali dei prezzi al consumo, dati e metodologia - Istat
- Tavole sull'andamento degli indici NIC e FOI per l'Emilia-Romagna - Istat
Il sistema dei prezzi al consumo
L'inflazione è il processo di aumento del livello dei prezzi dei beni e servizi destinati al consumo delle famiglie. Un'inflazione positiva corrisponde a una situazione in cui aumentano i prezzi, mentre un'inflazione negativa si verifica nel caso in cui i prezzi sono in calo (deflazione). L'inflazione si misura attraverso la costruzione di un indice dei prezzi al consumo, uno strumento statistico che misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di beni e servizi rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie in uno specifico anno, chiamato paniere. L'Istat produce tre diversi indici dei prezzi al consumo: per l'intera collettività nazionale (NIC), per le famiglie di operai e impiegati (FOI, indice utilizzato per le rivalutazioni monetarie) e quello armonizzato a livello europeo (IPCA). Per gli organi di governo il NIC rappresenta uno dei principali parametri di riferimento per la realizzazione delle politiche economiche.
L'indagine Istat sui prezzi si basa su un campione strutturato su due “anime”, quello derivante dalla rilevazione territoriale, in capo ai Comuni, e quella centralizzata, in capo a Istat.