Visualizzazione sulle proiezioni demografiche in Emilia-Romagna - Metadati e glossario

Proiezioni demografiche dal 2022 al 2042, per tipo di scenario, territorio, sesso, classe di età. Fonte: elaborazioni Regione Emilia-Romagna su dati Istat e Regione Emilia-Romagna.

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Indice della documentazione metodologica

Il progetto della Regione

L'importanza delle proiezioni demografiche

Riferimento temporale e aggiornamento

Aggregazioni territoriali

Ipotesi di costruzione degli scenari

I dati di input

La metodologia di proiezione

Glossario demografico

Il progetto della Regione

La costruzione di proiezioni demografiche e scenari previsionali per la popolazione caratterizza l’attività dell’Ufficio di Statistica regionale ormai dagli anni Novanta che periodicamente predispone, rende disponibili e aggiorna gli scenari demografici per la popolazione.

Nel corso del tempo diversi elementi sono stati rivisti sia per evidenziare gli effetti di particolari dinamiche sia per rispondere in maniera più puntuale alle esigenze di programmazione delle politiche e delle azioni sul territorio. A titolo di esempio, nella revisione metodologica del 2008, a fronte del boom migratorio dei primi anni Duemila, è stato introdotto l’utilizzo di un modello multi-stato in grado di evidenziare il diverso andamento atteso per la popolazione di cittadinanza italiana e di cittadinanza straniera nonché di diverse ipotesi relative sia ai flussi migratori sia alle acquisizioni di cittadinanza.

Successivamente, è stata aumentata l’attenzione verso le dinamiche sub-regionali fino a produrre stime a livello di distretto sanitario come risposta alle esigenze conoscitive della programmazione sociale e sanitaria; quest’ultimo filone è stato ulteriormente sviluppato nella recente revisione che ha abbandonato la metodologia multi-stato per favorire l’approfondimento delle dinamiche territoriali.

Tale scelta va inquadrata considerando almeno due macro-motivazioni. La prima, di carattere metodologico, legata al fatto che tanto più le sotto-popolazioni oggetto di proiezione sono di piccole dimensioni tanto più aumentano tanto l’incertezza associata alla previsione quanto la difficoltà di garantire coerenza interna al sistema; è infatti auspicabile che la metodologia previsiva adottata sia in grado di mantenere sempre coerenza nei risultati tra tutti i livelli territoriali considerati. La seconda motivazione è legata a riflessioni di carattere conoscitivo e di analisi, per i quali la dicotomia italiani/stranieri nella lettura delle dinamiche demografiche ha oggi meno peso rispetto ad un decennio fa in virtù dell’evoluzione dei processi migratori e di integrazione.

Infine, è importante sottolineare come tale attività è condivisa con il Sistema Statistico Regionale (SiStER) al fine di convergere sulle ipotesi alla base degli scenari, creare uno strumento in grado di rappresentare al meglio le dinamiche sub-regionali nonché fornire elementi di riflessione ai decisori a livello locale.

L'importanza delle proiezioni demografiche

Le proiezioni demografiche rappresentano un utile strumento per riflettere su risorse e criticità legate al cambiamento demografico. In ambito scientifico il dibattito sull’impatto del cambiamento demografico sull’organizzazione della società ha sempre rivestito un ruolo importante e nelle ultime decadi, ancor più in tempi recenti, il cambiamento demografico ha assunto un ruolo centrale anche nel dibattito politico. Nel giugno 2020 la Commissione europea ha formalmente assunto la questione demografica come priorità nell’agenda politica dell’Ue adottando la sua prima relazione sull’impatto dei cambiamenti demografici.

La relazione illustra i fattori alla base dei cambiamenti, l’impatto che stanno avendo in tutta Europa e i collegamenti tra la struttura demografica e il potenziale di ripresa dalle crisi evidenziando che alcuni fattori hanno impatti tanto più rilevanti quanto più si analizza il cambiamento demografico a livello locale.

Riferimento temporale e aggiornamento

L’arco di proiezione è di 20 anni.

Nell’attuale revisione il riferimento temporale per tutti gli scenari è il periodo che va dal 1.1.2022 (anno base della proiezione) al 1.1.2042.

L’arco temporale considerato è volutamente contenuto, da un lato per limitare l’incertezza del tempo sui risultati (tanto più ci si allontana dal punto di partenza, tanto più le ipotesi evolutive perdono significato), dall’altro per evidenziare come anche in un arco temporale breve, e percepibile come vicino, possono verificarsi cambiamenti importanti. Alcuni di questi risultano comuni a tutti gli scenari, essi sono già scritti nella struttura per età di partenza e collegati più all’inerzia demografica che alle ipotesi di proiezione poiché la popolazione che insiste su un territorio dopo 10 o 20 anni è, in larga maggioranza, la stessa che vi insiste oggi. 

L’aggiornamento della base di partenza e delle ipotesi di costruzione degli scenari è triennale, a meno di esigenze particolari o della produzione di scenari aggiuntivi atti a rispondere a particolari esigenze conoscitive.

Aggregazioni territoriali

Gli scenari forniscono la stima della popolazione per età e sesso e del bilancio demografico a diversi livelli territoriali:

  • Il territorio regionale nel suo complesso
  • Le province e la città metropolitana
  • Le aziende USL
  • I distretti sanitari
  • Gli ambiti scolastici
  • Le zone altimetriche

Ipotesi di costruzione degli scenari

L’incertezza associata alla costruzione di scenari prospettici è uno dei motivi per cui non si produce una sola proiezione ma un insieme più o meno numeroso di possibili scenari.

Mantenendo l’approccio adottato nella revisione del 2016, gli scenari sono elaborati secondo la metodologia delle varianti: allo scenario di riferimento, che mantiene stabili le dinamiche demografiche per tutto l’arco di proiezione, sono accompagnate le varianti che permettono di evidenziare l’effetto della variazione di singole componenti della dinamica demografica (fecondità, sopravvivenza, immigrazione) sul cambiamento demografico atteso.

Questa modalità di costruzione degli scenari demografici appare più utile dal punto di vista della programmazione di azioni che vogliano incidere sul cambiamento demografico e sulle sue conseguenze in termini economici e sociali. Posto che si possa incidere sui comportamenti demografici, seguendo questa impostazione è possibile evidenziare su quale di questi – o su quale combinazione - sarebbe preferibile agire in virtù dell’effetto che la variazione di un determinato parametro demografico ha sull’evoluzione complessiva della popolazione.   

La formulazione delle ipotesi evolutive trova le basi nell’analisi in ottica temporale delle singole componenti della dinamica demografica (fecondità, sopravvivenza, immigrazione ed emigrazione). Nell’attuale contesto, alle consuete riflessioni, si è necessariamente aggiunta quella relativa agli effetti del Covid-19. Come testimoniato dagli studi sul tema, la pandemia da Covid-19 ha provocato un aumento della mortalità ed una contrazione dei movimenti migratori, mentre più lieve e dubbio è stato l’effetto sulla fecondità per la quale si è continuato a registrare un calo in linea con la tendenza in atto ormai dal 2010. Sulla base degli studi esistenti, nella formulazione delle ipotesi si è assunto che lo shock provocato dalla pandemia sia stato essenzialmente di natura congiunturale e non abbia riflessi strutturali sui comportamenti demografici; l’assunzione di fondo è che tale shock, che ha impattato in particolar modo il biennio 2020-2021 per poi mostrare segnali di retrocessione già nel corso del 2022 non abbia nessun riflesso sulle ipotesi di proiezione.  

Scenario di riferimento

Nell’ipotesi che lo shock congiunturale provocato dalla pandemia da Covid-19 nel periodo 2020-2022 non abbia effetti a lungo termine e quindi non sia opportuno inserirlo nella proiezione, la sopravvivenza media della popolazione regionale è stata mantenuta costante alla media del periodo pre-covid, più precisamente del quinquennio 2015-2019.  Nel processo di proiezione si utilizza la probabilità prospettiva di sopravvivenza tratta dalla corrispondente tavola di mortalità il cui valore di sintesi più noto è la speranza di vita alla nascita. Lo scenario di riferimento assume quindi che la speranza di vita alla nascita rimanga costante a 85,4 anni per le donne e a 81,3 anni per gli uomini a livello regionale; tali valori risultano dalla combinazione di valori propri per i territori provinciali e dei distretti sanitari.  

Lo stesso ragionamento è stato effettuato per i movimenti migratori per i quali si è ipotizzata la costanza alla media 2015-2019 dei livelli di ingressi da fuori regione (dall’estero e da altre regioni italiane) e degli scambi interni alla regione; sono considerate invarianti nel tempo le strutture per età e sesso di tali ingressi. Per tutto l’arco di proiezione, per ciascun anno si considerano 34.398 ingressi complessivi di uomini da fuori regione e 32.809 di donne.

Analogamente, sono stati mantenuti costanti alla media 2015-2019 i tassi di emigratorietà per età e sesso sia per i movimenti in uscita dal territorio regionale sia per i movimenti interni al territorio regionale. Mantenere costanti i tassi di emigratorietà implica che il numero di emigrazioni nell’arco di proiezione è variabile in funzione del cambiamento della distribuzione per età e sesso della popolazione a cui i tassi vengono applicati.

Per quanto riguarda i tassi specifici di fecondità per età della madre, sintetizzati attraverso il numero medio di figli per donna, la costanza è stata ipotizzata rispetto alla media 2019-2021 in virtù del fatto che le analisi effettuate hanno evidenziato uno scarso impatto della pandemia e piuttosto una prosecuzione della dinamica di diminuzione in corso già dal 2010. Sostanzialmente, il numero medio di figli per donna è costante a 1,27 a livello regionale, sintesi di dinamiche che a livello territoriale vedono il tasso di fecondità totale variare tra il massimo di 1,45 del distretto sanitario di Fidenza (Parma) e il minimo di 1,02 del distretto sanitario Valli Taro e Ceno (Parma).

Variante a elevata sopravvivenza

Nello scenario ad elevata sopravvivenza, fermi restanti tutti gli altri parametri, il livello medio di sopravvivenza per maschi e femmine è ipotizzato in crescita come prosecuzione della tendenza all’aumento dell’aspettativa di vita che ha caratterizzato l’ultimo secolo. L’ipotesi è che la crescita continui ad un ritmo leggermente inferiore a quello osservato nel periodo 2009-2019 (pre-Covid) e che complessivamente a livello regionale si attesti su un guadagno di 3,7 anni per gli uomini e 2,9 per le donne.

Tradotto in termini di aspettativa di vita l’ipotesi è che al 2041 la speranza di vita alla nascita in regione si attesti a circa 85 anni per gli uomini e 88,3 anni per le donne. Così facendo, l’ipotesi incorpora anche un altro fenomeno osservato nell’analisi in serie storica ovvero la riduzione nel tempo del gap di sopravvivenza a favore delle donne. La maggiore sopravvivenza femminile, misurata in temini di differenza tra le aspettative di vita alla nascita, è passata da poco più di 6 anni nel 2002 a poco più di 4 anni nella media 2015-2019 e si ipotizza possa ridursi ulteriormente arrivando a circa 3 anni nel 2041.

Variante ad elevata immigrazione

Nello scenario ad elevata immigrazione, fermi restanti tutti gli altri parametri, compresi i tassi di emigrazione, si ipotizza che i livelli di immigrazione dall’estero e dalle altre regioni italiane aumentino gradualmente nel periodo 2022-2041 per raggiungere a fine periodo i livelli sperimentati nel biennio 2007-2008. L’analisi in serie storica ha evidenziato infatti che dal momento in cui l’Italia ha iniziato configurarsi come terra di immigrazione ad oggi questo biennio si è caratterizzato per un picco relativo di ingressi complessivi. Le ipotesi riguardano solo i livelli mentre non vengono variate rispetto alla media 2015-2019 né la distribuzione per età, né quella per sesso. In sostanza dai circa 67 mila ingressi ipotizzati nell’anno di partenza (2022) si arriverebbe gradualmente a 92.500 nel 2041.

Variante ad elevata fecondità

Nello scenario ad elevata fecondità, fermi restanti tutti gli altri parametri, si ipotizza un nuovo periodo di aumento della fecondità che a partire dal valore medio 2019-2021 cresca gradualmente fino a raggiungere a fine periodo i valori medi del periodo 2008-2010 quando, cioè, di è osservato un massimo relativo del numero medio di figli per donna. In particolare, partendo dal valore di base di 1,27 figli per donna si ipotizza che nel 2041 esso possa raggiungere nuovamente il valore di 1,52.

Anche in questo caso, le ipotesi sono espresse a livello di distretto sanitario per cui ciascun territorio distrettuale parte dal proprio valore attuale per raggiungere il valore massimo già osservato nel recente passato. A titolo di esempio, il distretto sanitario Valli Taro e Ceno (Parma) che nell’anno di partenza della proiezione ha il valore minimo di fecondità (1,02) raggiungerebbe il valore di 1,5 registrato nello stesso territorio in media 2008-2009 mentre il distretto sanitario di Fidenza (Parma) partendo dal valore di 1,45 figli per donna arriverebbe ad esprimere un livello di fecondità pari a 1,54 nel 2041.

Variante senza migrazioni

Oltre alle varianti già descritte, è stato costruito uno scenario che vede la totale assenza di movimenti migratori sia in entrata sia in uscita nell’arco temporale di proiezione. Sebbene tale scenario sia a tutti gli effetti inverosimile risulta utile per mostrare quanto i movimenti migratori, date le attuali dinamiche naturali, siano l’elemento centrale per limitare lo squilibrio numerico tra le generazioni.

I dati di input

Il sistema di proiezione richiede un elevato numero di informazioni sia nelle procedure di proiezione sia per lo studio e la formulazione delle ipotesi evolutive sui parametri.

Tutti i dati che alimentano il sistema di proiezione sono di fonte Istat tranne per la struttura dei decessi per età, sesso e comune di ultima residenza per i quali la fonte principale è la Rilevazione regionale sulle cause di morte.

La base di partenza è la popolazione per sesso, singolo anno di età e comune di residenza calcolata al 1.1.2022.

I dati sulla popolazione residente utilizzati per l’analisi delle tendenze del periodo 2011-2022 derivano da due serie di dati: quelli della ricostruzione intercensuaria, per il periodo 2011-2018, e quelli del calcolo della popolazione comunale per sesso ed anno di nascita, allineata alle risultanze del censimento permanente, per il periodo 2019-2022. Tali serie di dati sono utilizzate anche per il calcolo dei denominatori dei tassi specifici di fecondità per età della madre e di emigratorietà per età e sesso.

La distribuzione dei nati per età della madre, necessaria per la stima del tasso di fecondità totale, per il periodo 2011-2021 deriva dall’indagine Iscrizione in anagrafe per nascita mentre il totale dei nati derivante del bilancio demografico è stato utilizzando come vincolo per il totale dei nati in quanto l’indagine Iscrizione in anagrafe per nascita non ha copertura totale per alcuni comuni. Le stime a livello di distretto sanitario, non diffuse dall’Istat, sono state calcolate e vincolate alle tavole di fecondità per regione e province al fine di garantire coerenza complessiva al sistema e limitare l’errore per i distretti di piccole dimensioni demografiche.

Le stime per il periodo 2015-2019 dei volumi e delle relative strutture per età e sesso delle immigrazioni (ingressi) e delle emigrazioni (uscite) sono ricavate dall’indagine Iscrizioni e cancellazioni all’anagrafe per trasferimento di residenza. La serie storica degli ingressi e delle uscite deriva invece dal Bilancio demografico comunale – ricostruzione intercensuaria 2011-2018 e calcolo allineato alle risultanze del censimento permanente 2019-2021.

Per la stima delle tavole di mortalità del periodo 2015-2019 sono stati utilizzati i dati della Rilevazione regionale sulle cause di morte integrati con le tavole di mortalità di fonte Istat a livello regionale e provinciale; quest’ultima fonte ha fornito anche le stime della speranza di vita alla nascita per l’analisi in serie storica.

La metodologia di proiezione

Il modello utilizzato è un classico modello deterministico, multiarea a componenti di coorti.

L'approccio multiarea permette di proiettare simultaneamente la popolazione di diverse aree territoriali, ciascuna con parametri demografici propri, garantendo la consistenza tra i risultati a livello di ciascuna area e il totale regionale.

Le componenti di base di tutto l'impianto sono le coorti di popolazione, cioè i gruppi età-sesso all'anno di partenza della proiezione.

Ciascuna coorte si modifica in conseguenza all'azione della mortalità e delle entrate ed uscite generate dalle migrazioni; nuove coorti vengono generate per effetto dell'interazione tra la popolazione femminile in età feconda e i tassi di fecondità.

Questo tipo di modello coinvolge un alto numero di parametri e richiede che ciascuna area abbia una dimensione demografica minima per garantire la stabilità degli indicatori coinvolti nella formulazione delle ipotesi. Al fine di approfondire le dinamiche a livello sub-regionale e conservare un buon grado di stabilità nella stima dei parametri iniziali le ipotesi di proiezione sono effettuate a livello di distretto sanitario. Aree di livello inferiore contribuiscono con la propria struttura per età e sesso ma ereditano i parametri di proiezione dal distretto sanitario di appartenenza.

La flessibilità del metodo permette di mantenere coerenza complessiva tra i risultati di aggregazioni territoriali che prescindono limiti amministrativi e per i quali l’unico vincolo è rappresentato dal totale regionale.

L’attuale revisione del processo di produzione delle proiezioni demografiche è stata sviluppata in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Bologna tramite il finanziamento di un assegno di ricerca di durata biennale. Le attività di ricerca sono state portate avanti da Willy Vannini sotto la supervisione del prof. Roberto Impicciatore.

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