Nota - Conduzione delle rilevazioni statistiche sul movimento turistico in Emilia-Romagna ai tempi del Covid-19
A seguito dell’emergenza sanitaria in atto, che ha impattato sull’economia turistica in maniera estremamente pesante, sono state apportate alcune modifiche alla metodologia di rilevazione descritta nella pagina dedicata al turismo del portale statistico della Regione Emilia-Romagna.
Già nei dati provvisori di febbraio si è evidenziata una significativa flessione, soprattutto nell’area emiliana, nonostante le prime misure restrittive seguite ai primi focolai avessero riguardato sostanzialmente la sola ultima settimana del mese.
A seguito dei DPCM adottati nel corso del mese di marzo, poi, la ricettività “a fini turistici” viene sospesa in tutto il territorio nazionale: dall’obbligo di chiusura vengono escluse le strutture ricettive alberghiere (aperte però per attività diverse dall’accoglienza a fini turistici) e, più in generale, le strutture ricettive “operanti per esigenze collegate alla gestione dell’emergenza (a titolo di esempio: pernottamento di medici, infermieri ed operatori sanitari ed altri operatori connessi alla gestione dell’emergenza, isolamento di pazienti[1]), quelle collegate al regolare esercizio dei servizi essenziali e quelle che ospitano persone regolarmente registrate al momento di entrata in vigore del DPCM 22 marzo 2020 per motivi diversi da quelli turistici e impossibilitate al rientro nei luoghi di residenza per motivi a loro non imputabili o che in dette strutture abbiano stabilito il proprio domicilio”
Quali correzioni alle consuete procedure sono quindi state messe in atto?
Per prima cosa, già dai primi giorni di marzo, nel corso delle attività di chiusura della rilevazione dati di febbraio, è stato intensificato il contatto con le strutture ricettive e i Suap dei Comuni per cercare di individuare quali strutture, rientrando nelle casistiche ammesse dalla legge, sarebbero rimaste aperte, quali avrebbero comunque chiuso o sospeso l’attività e quali, tra le stagionali, avrebbero posticipato la propria apertura. Il fatto che per le attività sospese da DPCM non fosse necessario comunicare il periodo di chiusura al Comune, combinato con l’eventuale assenza dal luogo di lavoro dei gestori o degli addetti alla reception ha reso il reperimento di queste informazioni molto complicato.
In secondo luogo, le procedure di stima adottate in precedenza non sono più adeguate: a causa del quadro così mutato, infatti, non ci si può più basare sul movimento registrato dalla stessa struttura in periodi precedenti. È necessario, pertanto, implementare una nuova procedura in cui il “donatore” non sia più solo la struttura stessa, ma un consistente numero di strutture rispondenti dalle quali poter dedurre l’andamento della struttura non rispondente.
Il nuovo criterio prevede la costruzione di un tasso di variazione calcolato a partire dalle variazioni osservate nelle strutture rispondenti sia nel mese di riferimento (tempo t) che nello stesso mese dell’anno precedente (tempo t-12)[2]. Se per una struttura non rispondente esiste il dato sul movimento al tempo t-12, allora il movimento al tempo t potrà essere stimato applicando il tasso di variazione calcolato sui soli rispondenti comparabili dell’area territoriale cui la struttura appartiene[3].
[1] Questo tipo di presenze non è da considerare ai fini delle rilevazioni statistiche sul movimento
[2] Per comodità, ci riferiremo a questo gruppo di strutture come “rispondenti comparabili” o donatori.
[3] In linea di principio, i donatori potrebbero essere individuati tra le sole strutture presenti nella località turistica del non rispondente e appartenenti alla sua stessa tipologia ricettiva (alberghiera o extra alberghiera); i tassi potrebbero poi essere calcolati osservando distintamente le variazioni registrate dai clienti residenti e non residenti. In una situazione in cui il numero dei rispondenti comparabili su cui si basa il calcolo del tasso di variazione dovesse diminuire, è comunque possibile incrementare il numero dei donatori individuando come area territoriale di riferimento un territorio più ampio o l’intera provincia e non distinguendo per tipologia della struttura e/o provenienza dei clienti.