La violenza di genere in Emilia-Romagna nel 2019 e durante il lockdown per Coronavirus

Pubblicato il terzo rapporto dell'Osservatorio regionale in occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

In occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Onu nel 1999 per il 25 novembre di ogni anno, la Regione Emilia-Romagna ha pubblicato il terzo rapporto (2020) dell'Osservatorio regionale sulla violenza di genere.

Il documento, presentato dall'assessora regionale alle Pari Opportunità Barbara Lori, insieme alla presidente dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna Emma Petitti, si basa sui dati elaborati dall'Osservatorio regionale, raccolti in collaborazione con i Centri antiviolenza, con una sezione specifica dedicata all'impatto della pandemia da Coronavirus durante il periodo di lockdown della primavera 2020.

La rete dei servizi antiviolenza: gli accessi e l'accoglienza nel 2019

Alla data del 31 dicembre 2019, in Emilia-Romagna sono operativi 21 Centri antiviolenza, 41 Case rifugio e 16 Centri per uomini maltrattanti, di cui 7 pubblici e 9 del privato sociale.

Una rete diffusa sul territorio che la Regione sostiene con quasi 2,7 milioni di euro stanziati per il 2020 dal Dipartimento nazionale Pari opportunità. Di questi, risorse per circa un milione di euro sono state utilizzate per il funzionamento dei Centri antiviolenza e altrettante per le Case rifugio; 658 mila euro sono stati assegnati per finanziare interventi per promuovere l'autonomia abitativa delle donne in percorso, mentre 50 mila euro sono andati ai Centri pubblici per uomini maltrattanti.

Nel 2019 le donne che hanno contattato un centro antiviolenza per ricevere attività di sostegno e di consulenza sono state 5.662 (nel 2018 erano state 4.871). Per quanto riguarda le Case rifugio (strutture a indirizzo segreto o riservato, che forniscono gratuitamente un alloggio sicuro a donne vittime di violenza, con o senza figli) nel 2019 i pernottamenti totali sono stati 54.652 contro i 41.903 dell'anno precedente. Infine, sempre nel 2019, sono stati 370 gli uomini in percorso presso un Centro per uomini maltrattanti (erano 249 nel 2018).

Le donne che nel 2019 hanno affrontato un percorso di uscita dalla violenza concordato con un centro antiviolenza sono 3.758 di cui 2.724 lo hanno iniziato nel corso del 2019 (nuove accolte). Nel confronto con il 2018, le donne in percorso aumentano di 252 unità, determinando una variazione di circa il 7% (+5,3% se si considerano solo i 19 Centri attivi per l'interno anno sia nel 2018 sia nel 2019). L'incremento si conferma anche per le donne nuove accolte ed è pari all'11% per l'insieme dei 21 Centri attivi nel 2019, e al 9,4% per i 19 Centri che hanno operato per l'annualità intera nel 2019 e anche nel 2018.

I reati di violenza di genere nella prima metà del 2020

Nel periodo di lockdown, il confinamento forzoso ha determinato una prevedibile flessione delle denunce per i reati riconducibili alla violenza di genere e degli accessi ai centri antiviolenza. In Italia è però cresciuto del 5% il numero di donne uccise nei primi sei mesi del 2020: su 131 vittime, 59 sono state donne contro le 53 del 2019. Il 77% di questi omicidi si è consumato tra le mura di casa. In lieve aumento anche i delitti compiuti da partner o ex partner (da 32 a 36). Dati tanto più allarmanti se si considera che il numero complessivo di omicidi è invece diminuito confrontando sempre il periodo da gennaio a giugno 2020 rispetto allo stesso semestre dell'anno precedente (-19%).

Le chiamate al 1522, il numero verde antiviolenza, durante il lockdown

Per quanto riguarda i fenomeni di violenza domestica e stalking, pur mancando rilevazioni statistiche in tempo reale, sono emersi elementi importanti dallo studio condotto dall'Istat sulle chiamate al 1522, il numero verde attivato nel 2013 dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con l'obiettivo di offrire un primo supporto alle donne vittime di violenza. Nel periodo marzo-giugno 2020, in piena pandemia, le richieste di aiuto a cui hanno risposto gli operatori sono cresciute in maniera netta. Anche in Emilia-Romagna, dove le telefonate sono più che raddoppiate: 804 contro le 365 negli stessi mesi del 2019. Su questo tema è possibile consultare la notizia dettagliata pubblicata a settembre 2020.


Gli accessi alla rete dei servizi antiviolenza nei primi mesi del 2020

La difficoltà delle donne durante i mesi più duri della pandemia è confermata dalla diminuzione degli accessi alla rete dei servizi presenti in Emilia-Romagna. In controtendenza rispetto al 2019, quando 5.662 donne avevano contattato un centro antiviolenza, in confronto alle 4.871 del 2018.

Nei primi 5 mesi del 2020, le donne che si sono rivolte a un Centro antiviolenza sono state 2.134 contro le 2.497 del 2019. Dimezzati in particolare i contatti avuti nel mese di marzo 2020 (184, a fronte di un numero di contatti medi mensili pari a 340) e gli ingressi nelle Case rifugio tra gennaio e maggio (da 143 nel 2019 a 76 nel 2020). In calo anche il numero degli accessi ai Centri dedicati al trattamento degli uomini maltrattanti (da 129 a 106, sempre con riferimento ai mesi tra gennaio e maggio rispettivamente del 2020 e del 2019).

Ne emerge che quello del lockdown causato dall'emergenza Covid-19 è un periodo estremamente complesso anche dal punto di vista della violenza di genere, durante il quale i Centri antiviolenza hanno comunque continuato a garantire la loro operatività modificando le modalità di lavoro. Nella maggior parte dei casi hanno attivato nuovi numeri di telefono e potenziato canali di comunicazione facebook e whatsapp, assicurando comunque sempre nei casi di emergenza interventi in presenza.

Un'attività che la Regione ha sostenuto, stanziando, ad aprile 2020, oltre 357 mila euro per le spese straordinarie dovute all'emergenza sanitaria quali il pagamento di strutture ricettive temporanee per le donne e i figli o l'acquisto di presidi tecnologici (tablet, cellulari, attivazioni di connessioni internet, ecc.) per agevolare il contatto tra operatrici e donne.

A queste risorse si sono aggiunte quelle messe a disposizione dal Dipartimento Pari Opportunità con un bando che ha previsto un finanziamento massimo di 15 mila euro per ogni Casa rifugio e 2.500 euro per Centro antiviolenza.

Per tutti gli approfondimenti è possibile fare riferimento al Rapporto integrale (pdf1.02 MB) e alle infografiche (pdf1.18 MB) curate dall'Osservatorio regionale sulla violenza di genere dell'Emilia-Romagna.

Per ulteriori informazioni su questi temi si rimanda al portale Pari Opportunità della Regione Emilia-Romagna. 

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